Diari – novembre/dicembre 1980

Pattuelli, Cotti, Nori, Piero Colacicchi, Famiano Crucianelli, Pertini, Forlani, Haydin, Noberto Bobbio, Bologna, Terremoto in Irpinia (Conza della Campania, Laviano, Teora, Lioni), Zamberletti, Heydrich (Polonia), Camorra, Reggio Emilia, Brigatisti Rossi, Savik Shuster, Paolo Ferroni, Gogol, Pechino, Eccles, Popper, Bronzi di Riace, Francesco Colacicchi, Trascizione dell'intervento di Roma, Tresa Baiardi, Silvia Plath, Lombroso, Wagner, Szasz, Eroina e Metadone,
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Trascrizione

Diari NOV DIC 1980

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Imola 27 Novembre 1980

Pattuelli (il vice direttore) avrebbe voluto sottrarre ai degenti soldi per i terremotati indipendentemente dalla loro volontà.

Ciò non avverrà nei miei reparti. Qui da noi tutti i pretesti per far violenza ai ricoverati sono buoni. Intanto ho fatto domanda all’amministrazione per avere un congedo straordinario per andare a lavorare come medico nella zona del terremoto. Cotti ha dato parere favorevole. Aspetto la risposta.

Ieri l’altro alle sei e mezzo del pomeriggio mi ha telefonato Gabriele (Martelli) per dirmi che Rita, la moglie, aveva tentato il suicidio con il gas. Sono andato immediatamente e l’ho assistita. La mattina dopo, ieri, è andata regolarmente a scuola dove insegna come supplente. I supplenti non possono assentarsi mai, per nessun motivo, altrimenti perdono il posto.

La profondità dell’affetto tra Noris e me è andata sempre aumentando con l’andar degli anni.

– Il Manifesto – pubblica un invito di Famiano Crucianelli

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ai medici e agli infermieri perché si mobilitino per andare a lavorare per un periodo nelle regioni del terremoto. Crucianelli sottolinea anche il fatto che le strutture sanitarie pubbliche e private hanno il dovere di rilasciare i necessari permessi di lavoro speciale.

Pertini nel suo messaggio televisivo ha denunciato la mancanza di aiuti alle popolazioni del terremoto, Rognoni ha presentato le sue dimissioni, Forlani le ha rifiutate negando esplicitamente (e con rara faccia tosta) le responsabilità del governo nella faccenda.

Ho sentito alla televisione un bellissimo concerto per violoncello e orchestra di Haydn. Correvamo con entusiasmo verso il sole.

Disprezzo da parte mia e anche disgusto quando medici e infermieri e assistenti sociali vengono dal territorio e offrono squallide prospettive ai lungodegenti esaminandoli con sospetto come fossero da tener in un angolo col bastone puntato

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Imola 1 Dicembre

A Firenze Piero avrebbe fatto un programma per andare nelle zone del terremoto a dare aiuto. Dovremmo partire in diversi con un camioncino dotato anche di un gruppo elettrogeno. Ho già chiesto un congedo straordinario di quindici giorni. Siamo in diversi da Bologna e da Firenze.

Speriamo che il progetto vada in fondo. Verrà anche Noris.

Oggi finita di leggere la voce “Libertà” di Noberto Bobbio su l’”Enciclopedia del Novecento”.

Ieri a Firenze ho modificato ancora lo scritto “La delicata luce dell’alba”. Ha un linguaggio troppo letterario, dovrebbe essere più genuino.

Stamani con Noris abbiamo dovuto lasciare la strada dei monti (La culla di Coreglia) per la neve, e siamo venuti su per l’autostrada.

Io non ho simpatia per l’autostrada perché è chiusa come una trappola. Se qualcosa non funziona si rimane chiusi come mosche in un bicchiere.

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Da Milano ho ricevuto una lettera del “Comitato per la difesa dei diritti dell’uomo” che ricorda il convegno con Szasz a Roma. Piero ha ricevuto una lettera di Szasz.

Il nocciolo della mia attività di ora è che difendo la libertà dei pazienti contro il potere dei medici. (A volte rimangono sconcertati sia gli uni che gli altri).

Questo discorso è importante perché i cittadini arrivino a disporre in modo autonomo di sé stessi e della propria salute. Il potere politico e il potere burocratico si servono dei medici come strumento di limitazione della libertà dei cittadini. Così la scienza medica è un insieme di precetti a scopo di disciplina.

In realtà la legge (180) dice: o il paziente accetta il trattamento oppure glielo diamo di forza. Dunque è una legge illiberale.

Io dico: il paziente è padrone del proprio corpo e nessuno gli deve fare imposizioni.

Allora io concordo col paziente che il trattamento si esaurisce nel dialogo che ha con me, dopo di che il T.S.O. è bell’e finito.

Gli altri medici hanno intuito “l’inganno”, e vanno

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su tutte le furie.

Limitando il più possibile con la propaganda e con le forze l’afflusso di volontari nelle zone del terremoto il governo cerca di impedire l’incontro delle persone politicamente più attive e moralmente più aperte con le popolazioni del disastro colpite più dalle ingiustizie che dalla natura. – È meglio che muoiano da soli piuttosto che ribellarsi insieme –

Immaginato, durante la corsa sull’autostrada in galleria, di essere in verticale invece che in orizzontale, e di scendere velocemente verso il centro della terra o di salire in alto verso il sole.

Imola 2 Dicembre

Vivere insieme molti anni per propria scelta liberamente e con molto affetto come me e Noris significa anche desiderio di morire insieme.

“Ma noi restiamo insieme, io e Sigurt”.

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Sembra che il governo abbia in programma la deportazione in massa dei sopravvissuti invece di intervenire con tutti i mezzi sul posto per difendere le popolazioni dal freddo dalla fame dalle epidemie dalla paura.

Mercoledì mattina 3 Dicembre ho saputo che la provincia di Bologna aveva bisogno di un medico per un turno di lavoro di una settimana (dal 4 all’11 Dicembre) presso il campo basa di aiuto ai terremotati di Conza della Campania in provincia di Avellino.

Così ho segnalato la mia disponibilità, anche su richiesta di Cotti e dell’amministrazione dell’ospedale, e sono partito.

Il mercoledì sera sono tornato a Firenze con Noris, e la mattina presto del Giovedì ho preso il treno per Bologna e mi sono trovato al punto di raccolta in Piazza Maggiore davanti alla statua del Nettuno.

Si partiva alle nove col torpedone insieme a altri mezzi per il trasporto della roba.

Dopo dodici anni cominciava così la mia seconda esperienza in terre e popolazioni colpiti dal terremoto.

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4 –  11  Dicembre 1980

Ricordi dell’Irpinia del terremoto.

Una donna di trent’anni, snella, piccola, sottile, vestita di nero secondo i costumi della sua terra. Col terremoto ha visto morire sotto i suoi occhi il marito e una bambina di nove anni.

È rimasta viva lei con un bambino di sei anni occhi grandi azzurri e espressione viva e già pensierosa, attento a quello che succede e ai discorsi che fanno le persone. Io gli ho detto “come sei bello” e lui mi ha risposto “mia sorella che è morta era più bella di me”.

Qualche anno fa queste quattro persone marito moglie e due bimbi erano in Svizzera emigrati per lavoro. Poi venne la persecuzione contro i lavoratori italiani intorno al referendum razzista. Furono costretti a rientrare.

Alle sette e mezzo del giorno della grande scossa due sono morti e due rimangono nell’angoscia e nell’incertezza per il futuro.

Il paese di Conza della Campania è caduto tutto,

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tolto le poche case in cemento armato, e i paesani che erano dentro o nelle strade sono morti.

Un uomo mi ha raccontato che un suo fratello era da anni emigrato in America a New York, e appena aveva potuto si era costruito una casa sua al paese d’origine.

In questi giorni era tornato per passare un po’ di vacanza in Italia e ora è seppellito nella casa che lui stesso si era fabbricato. Devono ancora scavare per tirarlo fuori.

A Laviano, tra le briciole del paese, con una volta rimasta in mezzo come un buco nelle macerie, casse da morto in fila alcune scure altre bianche, alcune aperte e altre già chiuse e pronte per l’inumazione.

Molti mi hanno raccontato che quando si sono resi conto della scossa sono corsi verso la porta per uscire ma l’hanno trovata incastrata, e le mani, che spingevano disperatamente non potevano nulla contro il pericolo incombente di essere sepolti.

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Alcune travi rimaste in sospeso, una grondaia attorno ai rami d’un albero, e poi dipinti, stampe, fotografie, libri, cenci, e puzzo di morto.

Un uomo di mezz’età cammina lentamente tra la polvere e i sassi e ogni tanto si ferma e si china a raccogliere qualcosa. Un volontario dei soccorsi gli chiede di parlare e lui lo respinge in silenzio con lo sguardo.

Il governo esiste, com’è suo compito, come organizzatore della repressione e come difensore degli interessi privilegiati.

Più ne muoiono, più ne emigrano, più il potere centrale vede realizzati i propri specifici interessi.

Zamberletti è il commissario speciale della zona come era Heydrich per la Polonia.

Il governo li invita ad andarsene con promesse manifestamente false di ritorno non si sa quando

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e non si sa come, e gli speculatori collegati con la camorra che è, com’è noto, l’organizzazione dei padroni e la meno ufficiosa dello stato, portano via a poco prezzo i beni che sono rimasti. Un contadino mi ha raccontato che gli hanno portato via gli animali a un decimo del loro prezzo reale, e lui è stato costretto a venderli prima che morissero di fame.

D’altra parte le organizzazioni delle province, delle ragioni, dei comuni si occupano di assistenza e non di politica. Così lasceranno tutto in mano ai soliti poteri e tutto sarà più ingiusto di prima in un paese sempre più spopolato.

Un gruppo di giovani della provincia di Reggio Emilia a Laviano, collegandosi con i sindacati, ha convocato un’assemblea popolare contro il Sindaco e le altre autorità locali.

Iniziative di questo tipo dovrebbero essere generalizzate e continue nel tempo. Ma invece sono sporadiche e contingenti.

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Sono andato con la provincia di Bologna e ho avuto contrasti fin dall’inizio con l’assessore (ai trasporti) e con l’ingegnere responsabile dei servizi del campo base derivati del mio progetto di organizzare un servizio mobile veloce (cosa che poi sono riuscito a fare) per i casolari più abbandonati, in modo da portare avanti un lavoro capillare di risposta alle necessità più urgenti sia di carattere sanitario che di altro genere. Si trattava di cogliere l’occasione per iniziare un diverso tipo di rapporto politico con la popolazione, in alternativa e in opposizione con le autorità locali, la camorra, e lo stato.

Invece la provincia di sinistra, con caratteristico stile burocratico, riferendosi alla burocrazia locale, hanno finito per fare un lavoro puramente assistenziale (anche scarso e mal distribuito) e certamente contingente, e senza prospettive per il futuro diverse da quelle di Zamberletti. Così le popolazioni sono rimaste ancora vittime passivi e impotenti.

A Teora i pionieri dell’esercito tedesco mentre scavano i morti e portano via le macerie

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distribuiscono ai sopravvissuti volantini propagandistici che invitano a emigrare nel paradiso tedesco.

Un uomo mi ha raccontato che sentiva un rumore come di stormo di aeroplani, e il tremore della terra era immenso, e l’acqua schizzava via fuori dai pozzi.

Imola 17 Dicembre

Chiunque sia i brigatisti rossi ottengono prevalentemente due effetti

  • Aumento della repressione a tutti i livelli e maggiore sottomissione dei cittadini al governo
  • Spostamento dei partiti di sinistra su posizioni progressivamente più razionale

Probabilmente il governo e i brigatisti hanno lo stesso scopo.

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Ricordi del terremoto

Un vecchio mi ha offerto del vino nuovo ch’era rimasta in una botte scoperchiata e coperta con un telo in mezzo ai sassi della cantina diroccata.

Lui e la moglie erano appena scappati fuori della porta di casa quando tutto è caduto in bricioli. Mi ha detto che ha due figli, uno a Firenze e uno a Roma, però non vi muove, perché vuole restare lì nel suo pezzo di terra, che rappresenta tutta la sua vita di lavoro.

Intanto fa freddo e io lo visito perché ha la tosse.

Ricominciamo a correre sui sentieri di campagna alla ricerca dei casolari o di quello che ne rimane. C’è Piero, c’è Savik, c’è una ragazza tedesca che si chiama Bettine Duss e che è venuta da Firenze con Piero e con Savik, c’è il nuovo amico Paolo Ferroni, che lavora come infermiere a Bologna. Discutiamo su quello

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che abbiamo visto e su quello che dobbiamo fare. Durante la notte abbiamo sentito ancora due scosse sia pure leggere e innocue. La continuazione del terremoto è una minaccia che incombe e impedisce alla gente di rientrare nelle case ancora in piedi. Il fatto è che non c’è nessun mezzo per sapere quando il pericolo è finito.

Quando il Venerdì mi sono reso conto che era difficile ottenere un mezzo a disposizione per andare in giro per i paesi e per i casolari, subito ho telefonato a Noris a Firenze per dirle di avvisare Piero e gli altri che c’era bisogno di aiuto.

Così dopo un grande lavoro di Noris e degli altri per trovare un camioncino, e dopo un viaggio abbastanza avventuroso la domenica a mezzogiorno sono arrivati Piero, Svaik, Bettine, che sono diventati insieme a me e alcuni infermieri di Bologna il nucleo sanitario mobile del campo base della provincia. Ci muoviamo da una parte all’altra per

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incontrare il più gran numero possibile di persone e per sapere, capire, collaborare, riflettere, discutere, agire. Però presto tutto sarà finito e non avremo avuto tempo di iniziare un discorso nuovo. Quelli che verranno, se avranno voglia, dovranno ricominciare da capo.

Le assemblee popolari per contrapporsi alle autorità del luogo e per controllare le iniziative da prendersi non vengono ostacolate dalle burocrazie dei partiti di sinistra solo se durano poco.  Questo lo si è già visto durante il terremoto in Sicilia e durante l’alluvione di Firenze.

Io poi l’ho esperimentato anche durante le lotte al San. Lazzaro.

A Lioni tra le macerie ho trovato un volume dell’Inferno della Divina Commedia appena iniziato e commentato a matita. L’ho preso

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con me come ricordo.

I soccorsi non arrivano e molte persone sono rimaste sepolte sotto le pietre.

Molti che gridavano e chi udiva le grida provava a scavare con le mani. Poi il silenzio.

26 milioni di emigrati dall’Unità d’Italia a ora. Una vera diaspora che non è ancora finita e non finirà presto. Ma il peggio è per quelli che ritornano e devono cominciare da capo in queste terre difficili chiuse tra la povertà e la prepotenza degli organi di potere.

Un giovane mi ha detto: a volte il proposito del suicidio è un percorso dolcissimo che aiuta a sopravvivere.

Firenze 20 Dicembre

Da parte mia non riesco a capire per nulla il singolo individuo che rinuncia alle garanzie della propria integrità e libertà di fronte alla polizia in cambio di un’illusione

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di sicurezza.

Dante come antico maestro delle libertà di pensiero perché esprime una concezione del mondo sua propria e dice sulle autorità e contro le autorità tutto quello che c’è da dire.

Inoltre libertà d’interpretazione dei concetti della fede e delle filosofie.

Stiamo andando verso una umanità senza utopie, come dire stiamo smettendo di respirare.

Una concezione filosofica e politica che ha trovato nel nazismo la sua espressione pratica più conosciuta (ma non certo l’unica) ha pensato che fosse possibile e utile estirpare individui e popoli interi dalla propria terra e dalla propria cultura per portarli altrove.

È lo stesso concetto di Zamberletti ed è anche il concetto dei trattamenti sanitari obbligatori psichiatrici.

Prendere una persona che si trova al centro di conflitti di rapporto con gli altri e portarla via significa separarla dalla sua vita concreta

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e prepararla al fallimento e alla separazione definitiva. Così si sono costruiti i manicomi e così si continua ad agire oggi con i ricoveri forzati in ospedale civile.

La cultura non è cambiata e la vita civile si svolge con gli stessi identici soprusi.

I delitti dello stato sono visti con indulgenza e nello stesso tempo con complicità, i delitti individuali sono visti invece con furore moralistico.

I privilegi giuridici del pubblico ufficiale nei riguardi del cittadino sono un residuo di fascismo che andrebbe eliminato il più presto possibile.

Se non si sta attenti l’ecologia può essere un nuovo modo di sfuggire il problema essenziale perché il genere umano sta morendo prima di tutto di non libertà.

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La Terra ruota nell’azzurro e il sole scende giù dalle rive dei monti come acque di ruscello.

Firenze 24 Dicembre

Nel ’79 (anno internazionale del bambino) su 122milioni di bambini nati, 12 milioni sono morti. Ogni anno 250 milioni di bambini diventano ciechi per mancanza di principi metabolici indispensabili alla vista.

Una diminuzione della spesa militare per gli armamenti potrebbe essere un rimedio a questa situazione.

25 Dicembre

Prima il rumore e un gran dolore alla testa, poi il silenzio. Dopo, non so quanto tempo dopo, vedevo il sole in un pertugio lontano.

Il pericolo che si corre ora è che tutte le idee per una trasformazione della società sono state svalutate da quelli che si dichiarano progressisti. Così si corre il rischio di cadere nello scetticismo e nella sottomissione da nausea. Tutto quello che è ancora da cominciare è stato dichiarato compiuto. Gogol aveva la fortuna di non conoscere una burocrazia

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al potere che si dichiara rivoluzionaria.

La stampa la radio e la televisione decidono quali sono gli avvenimenti di cui parlare la gente e decidono quali sono quelli che devono passare ignorati (come non fossero mai accaduti), inoltre sugli avvenimenti di cui si parla (la droga, il terrorismo) inducono i giudizi che vogliono loro. Durante il terremoto hanno lanciato la campagna razzista e diffamatoria contro le popolazioni colpite.

Quelli che scrivono libri fanno lo stesso, in modo tale che anche la storia è un privilegio di chi ha il potere. Tutti i giorni così capita l’esperienza poco allegra di incontrare uomini che invece di occuparsi della propria vita si occupano di cose decise degli altri che non li riguardano.

In una metropoli industriale ormai fondata sulla produttività forzata come Pechino cominciano ad accorgersi che ci sono decine di migliaia di emarginati e di sbandati e che alla lunga possono essere di peso e di disturbo. Così c’è chi propone la costruzione di istituti psichiatrici per rinchiuderli.

Ancora una volta le società post-rivoluzionarie ripropongono la cultura dell’accentramento burocratico e dello sfruttamento repressivo.

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Il problema del nostro secolo è che le rivoluzioni che si sono susseguite, dalla russa del’17 in poi, non hanno cambiato la condizione politica dell’uomo e non hanno generato una cultura realmente diversa.

Così ora chi si propone una cultura differente si trova del tutto isolato.

I giorni di festa come antichi strumenti del potere per accrescere il consenso e il conformismo.

La mafia e la camorra, strumenti di eccidio al servizio del governo, (organizzazioni ben più sanguinose di qualsiasi brigatismo) servono a mantenere il potere dei notabili, sia in periferia che a Roma, e contemporaneamente servono a diffamare le popolazioni vittime, quasi fossero una loro caratteristica culturale.

Secondo Eccles e Popper il mondo dell’autocoscienza non è riducibile a meccanismi materiali né a correlazioni energetiche.

Scrivono i giornali, superficialmente e ipocritamente, che un giovane

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si è ucciso perché non sopportare più la droga, invece di dire che si era accorto che nemmeno la droga può servire a colmare il vuoto di una esistenza disperata in una società umana in disfacimento.

Finalmente anche “la relazione naturale” con “la sopravvivenza dei migliori” è stata messa in discussione come superficiale pregiudizio sociale mascherato da dottrine scientifiche.

Firenze 4 Gennaio 1981

Visti con Francesco e con Noris – è venuto Francesco a prenderci – i Bronzi di Riace al Museo Archeologico. Sono stati trovati nel mar Jonio otto anni fa e appartengono all’arte greca del quinto secolo a.c. Si tratta di due nudi di guerriero dettagliati e precisi nell’anatomia e altissimi nello stile. Resteranno qui fino all’11 per tornare poi a Reggio Calabria.

Ora l’evoluzione comincia a essere vista non più come un

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processo lineare relativamente schematico ma come una totalità di relazioni larga e complessa.

Le scienze si vien via via liberando dalle semplificazioni superficiali.

Ho ricevuto e trascrivo la registrazione del mio intervento al convegno di Roma. L’intervento l’ho lasciato così com’è stato, nella sua immediatezza. (Sabato 15 novembre, Aula magna dell’università di Roma).

Io lavoro nell’Ospedale Psichiatrico “Osservanza” di Imola, dove sono responsabile di tre reparti di lungodegenti, che ho liberato da tutti i mezzi di cui disponeva la psichiatria per perseguitare i pazienti che ivi erano ricoverati, e li ho trasformati in residenze, in attesa che quei pazienti che non hanno trovato ancora una collocazione fuori possano trovarla per allontanarsi da quel luogo (l’ospedale psichiatrico) dove erano stati portati con la forza per motivi a loro del tutto sconosciuti, per motivi che non riguardavano loro direttamente.

Contemporaneamente a questo lavoro, due o tre volte al mese faccio il medico di guardia in un reparto di un ospedale civile, che è ora utilizzato per il trattamento sanitario obbligatorio, cioè

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per quel tipo di trattamento obbligatorio che la legge 180 ha sostituito al ricovero coatto.

Premetto che nella mia attività pratica ho sempre ritenuto inaccettabile il fatto di costringere una persona, chiunque sia, a sottoporsi a dei trattamenti; ritengo che sia un crimine imporre ad una persona qualsiasi un trattamento che la persona stessa rifiuta e secondo questo punto di vista mi sono sempre regolato. In questo periodo, quando sono di guardia in questo reparto, quando si presentano dei pazienti per il trattamento sanitario obbligatorio, io glielo annullo servendomi di uno dei punti della nuova legge, cioè trasformo tutti i trattamenti obbligatori in volontari permettendo alla persona internate di restare, se vuole, ma anche di andarsene, se questa è la sua volontà.

Siccome l’altro sabato (8 novembre) due giovani se ne sono andati, gli psichiatri dell’ospedale sono arrabbiatissimi e c’è una grossa polemica. Però questi psichiatri non si limitano ad usare le loro armi per combattere contro questa iniziativa, ma si sono rivolti a tutti i poteri possibili, per cui è intervenuto il Consiglio di amministrazione per prendere posizione contro queste mie iniziative, che poi, in realtà, sono iniziative di scelta dei pazienti. Sono intervenuti pure

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i Centri di Igiene Mentale cioè quelli che decidono che la persona ha bisogno del Trattamento Obbligatorio; è intervenuto il Pretore; cioè si è formato uno schieramento di forza tutte contro di me per questo scandalo che consiste nel fatto che io ritengo che i pazienti abbiano il diritto di scegliere da soli mentre gli psichiatri ritengono che debbano essere sottoposti a dei provvedimenti di costrizione.

Io mi chiedo perché succedono queste cose, perché da quando in Italia io ed altri abbiamo iniziato a lavorare in questo senso ci siamo sempre scontrati con delle organizzazioni di potere che fanno il possibile per smantellare iniziative di questo genere.

Mi ricordo che nel’73, andando nell’Istituto Psichiatrico “Osservanza” di Imola, diretto da Cotti, per vedere che cosa si poteva fare, mi ricordo che dissi a Cotti che avrei voluto prendere il reparto peggiore, cioè il reparto ritenuto dagli psichiatri il più pericoloso, con le persone secondo loro più pericolose e che per questo motivo dovevano essere maggiormente sorvegliate. Il reparto era il numero 14 ed era composto di 44 donne. Le mura erano alte 4 metri con porte di ferro, però

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superata la porta di ferro, si trovavano altre porte ed altri muri. Superate queste porte e questi muri, si entrava in celle che avevano porte di legno molto spesse, penso fossero di rovere, con tre serrature: una sopra, una in mezzo, una sotto. Se si aprivano queste porte o si guardava attraverso lo spioncino, si vedeva la persona legate al letto. Ho trovato 30 donne legate al letto e 14 che stavano un po’ alzate e un po’ legate al letto. Legate al letto vuol dire: legate al petto, ai piedi e alle braccia, non un solo legame; allora mi chiesi che concetto si erano formati gli psichiatri e gli infermieri e l’opinione pubblica di queste persone. Queste donne erano così spaventosamente pericolose che non bastavano mura alte 4 metri, porte di ferro, infermiere sempre vigili, porte con tre serrature, ma era necessario pure legarle al letto, ma non bastava neanche questo perché queste donne erano sottoposte giorno per giorno a dosi massicce di varie qualità di psicofarmaci che le rendevano molto più deboli di quanto sarebbero state senza prenderli. Allora io mi chiesi quali forze misteriose avevano dentro di sé queste donne e quali capacità per renderle così particolari da metterle in questa situazione. Quando si parla di scientificità o no della psichiatria

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è bene riflettere su queste cose.  Penso che il provvedimento contro le streghe era molto simile, come pure il provvedimento dell’Inquisitore tedesco che diceva: – Facciamo il processo alla strega, le mettiamo una pietra legate al collo e la buttiamo in acqua, se affoga è innocente, se non affoga la bruciamo perché è colpevole -.

Questo discorso lo si ritrova nella psichiatria, nell’etichetta della malattia mentale, e le conseguenze sono quelle che descrivevo. Non sto a dire come queste donne sono state liberate, c’è voluto del lungo lavoro per buttare giù i muri, aprire le porte, abolire gli psicofarmaci, restituire a queste donne le possibilità di avere un rapporto con gli altri, di non essere degli oggetti, chiusi in una stanza, legate ad un letto, restituire la possibilità di camminare, di parlare, di esprimersi, perché nessuno mai si era preoccupato di questo, anzi si erano preoccupati di distruggere tutte queste capacità. Non è importante dire che tutte queste donne sono libere e che alcune hanno trovato un posto dove andare, l’importante è dire che queste donne sono persone come noi, però bisogna aggiungere da dove vengono e perché sono state messe lì. Vi darò qualche esempio: Teresa Baiardi ricoverata 25 anni fa all’Osservanza”, contadina di famiglia povera, dopo aver avuto una figlia, per la condizione che segue

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alla gravidanza non riusciva a fare il lavoro pesante nei campi; viene chiamato il medico il quale non trova niente di fisico che giustifichi queste incapacità della donna a sostenere le fatiche, allora ritiene di consultare lo specialista il quale sostiene secondo il suo linguaggio che si tratta di una forma di depressione, così Teresa Baiardi passa dal lavoro nei campi al manicomio dell’Osservanza, ed io l’ho ritrovata legata al letto, considerata una persona estremamente pericolosa perché non aveva mai smesso – straordinariamente – nonostante tutti questi mezzi di tortura, di difendersi da queste aggressioni; così quando raramente la slegavano rispondeva agli infermieri e ai medici con i mezzi che queste persone si meritavano. Ora questa donna è slegata, si muove, non fa cure perché non ha mai avuto bisogno di cure, ha ricominciato a vestirsi come una persona, e non più ricoperta da un solo camice o nuda come quando era legata al letto, potrebbe anche andarsene se avesse un posto dove andare.

Ora voglio parlare della nuova legge, la quale non servirà a niente se priva di orientamento e di cultura e se non ci si rende conto che le vittime dei manicomi e della psichiatria sono persone senza potere, o perché

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fanno parte di classi sociali che non hanno potere, o perché nell’ambito di altre classi sociali sono persone espropriate del potere perché fanno cose che non sono accettate dal costume della loro classe sociale, allora vengono poste in casa di cura e sottoposte a elettrochoc. Io ho conosciuto decine di persone che hanno subito l’elettrochoc e l’hanno subito pure le donne di cui vi parlavo, che lo ricordano con terrore e con angoscia. Si può aggiungere a queste la testimonianza della poetessa Silvia Plath la quale ha detto che se avesse saputo quale era il dolore dell’elettrochoc avrebbe preferito non nascere.

Ora però, poiché la situazione è grave, ci sono in Italia, nonostante la nuova legge, 90 manicomi; c’è molta gente lì dentro che non sa dove andare, molti di questi manicomi sono tradizionali e poi ci sono tuttora molte persone che sono prese con la forza e portate nell’ospedale civile e, se questo è il nuovo comportamento, la musica non cambia perché il discorso è lo stesso.

Ho detto che Sabato ho liberato due giovani, uno di 25 anni, che, quando è arrivato con tanto di infermieri, polizia, chiuso nell’ambulanza perché sembrava estremamente pericoloso, questo giovane che io ho fatto entrare in una

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stanza per discutere con lui mettendo da parte i poliziotti e gli infermieri, i medici, mi ha detto che aveva litigato con sua madre e che le aveva dato uno schiaffo dopo di che era andato a letto e dopo un po’ di tempo si è trovato la polizia, l’ambulanza, e l’hanno portato qui. Io gli ho detto che questa volta era andata bene perché il ricovero obbligatorio si toglie e appena può lui se ne va.

Dopo è arrivato un uomo di 30 anni, accompagnato dalla polizia, gli infermieri e dal padre il quale ha detto che dovevano rinchiuderlo. Io ho chiesto al padre, in presenza del figlio che non parlava, che cosa aveva fatto per volerlo rinchiudere e lui mi ha risposto dicendo che se ne va sempre in giro, è stato tre mesi in Spagna e lui è preoccupato perché non sa cosa gli può capitare (ad un uomo di 30 anni). Io gli ho detto che non era un motivo sufficiente, però poi il padre se ne è andato ed al giovane che era rimasto ho detto che poteva andarsene, ma, poiché prima di andarsene ha ritardato un po’, il medico di guardia che è giunto dopo di me, vedendo questo che voleva andarsene lo ha trattenuto con la forza ed ora lo stanno curando poiché ha l’abitudine di andarsene in giro. D’altra

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parte mi viene in mente che Lombroso diceva che Wagner era matto perché andava in giro per la Germania. Non ho fatto questo paragone a caso, la cultura lombrosiana, almeno per noi in Italia, è importante perché ha detto che il cervello dei poveri funziona peggio di quello dei ricchi, il che può essere vero se sono denutriti, e che i dissidenti politici sono matti e allora i dissidenti più validi in Italia erano gli anarchici, promotori del movimento contadino, così si ritorna al discorso che faceva il Prof. Szasz.

Se si continua a trattare i ricoverati nei manicomi come prima con trattamenti repressivi che possono essere meccanici come ad es. la porta chiusa, il mezzo di contenzione, il maltrattamento; oppure chimici, come gli psicofarmaci, persone che girano con lingua di fuori e con le mani che tremano e con le gambe che non reggono perché piene di psicofarmaci; i mezzi di contenzione psicologica, il terrore, la paura, il medico che dice al paziente: – Se esci e ti ubriachi ti tengo dentro un mese oppure ti faccio l’elettrochoc -. Questi i metodi nei manicomi.

Negli ospedali civili i metodi però sono gli stessi perché

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la cultura è la stessa, infatti durante una guardia ho visto una ragazza di 22 anni ricoverata perché non prendesse più l’eroina e l’eroina viene sostituita con il metadone che è la droga legale. In un momento in cui la ragazza chiedeva una dose è stata legata al letto perché secondo il medico una fiala di metadone al giorno è sufficiente.

Questa ragazza è stata buttata fuori di casa dalla madre ed ora è nelle mani degli sfruttatori della prostituzione. Ora io mi chiedo, cosa crede di risolvere questo medico legando al letto questa ragazza e sostituendo l’eroina col metadone? Io vi chiedo di riflettere su questo tipo di scienza. Se queste cose si fanno negli ospedali civili allora la musica non è cambiata.

Nel territorio, appena c’è un disturbo dell’ordine pubblico, o la minaccia di un disturbo dell’ordine pubblico, una violazione del costume o ad es. una donna giovane che esce di notte perché il giorno lavora e i genitori non sono d’accordo, allora chiamano la psichiatria che le dà gli psicofarmaci per vedere se le passa la voglia di uscire la notte. Se la voglia non le passa fanno

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allora richiesta per il trattamento obbligatorio all’ospedale civile dove l’annientano con gli psicofarmaci. Io vedo delle persone che non hanno la forza di parlare, con la lingua gonfia.

Un ultimo esempio: alcuni mesi fa è successo uno scandalo a proposito di una donna incinta a cui io ho tolto il ricovero obbligatorio. Questa donna era sottoposta a trattamento con Serenase, psicofarmaco che è dannoso anche per il prodotto del concepimento e questa donna portata con la forza mi ha detto che lei non si oppone al trattamento se ne ha bisogno, però non vuole prendere psicofarmaci durante la gravidanza. Io l’ho liberata e ciò ha fatto muovere il pretore contro di me nel tentativo di denunciarmi per violazione della legge.

Dobbiamo quindi instaurare una nuova cultura che però non passa solo attraverso l’Università, ma passa attraverso una lotta civile e politica per cambiare il nostro ordinamento sociale.

 

Giorgio Antonucci anno 1980

 

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