Febbraio 1966 – Villa Costanza

Queste persone non hanno bisogno di pietà... di un’aquila bella e superba che si era messa in testa di demolire una montagna di roccia di grandi dimensioni e proprio per questo era stata condannata a consumarla da sola con un colpo di becco ogni mille anni.      
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Trascrizione

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Febbraio 1966

Casa di cura “Villa Costanza”

Che i manicomi e le case di cura per malattie nervose sono dei reclusori del peggior tipo lo sanno tutti, e lo sanno tutti benissimo a cominciare dai parenti dei ricoverati, ma questo, mio caro amico, non ha mai cambiato un bel nulla e non cambierà nulla neanche in seguito. I parenti per primi sono responsabili di questa colpevole trascuratezza e di questo sistema oppressivo da parte di una vita sociale come la nostra che si distingue tra tutte per il bigottismo, la superstizione, l’ipocrisia e

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la criminalità più brutale.

Dei propri congiunti reclusi i parenti se ne vergognano o ne hanno paura, o li ritengono colpevoli e li odiano, e non chiedono altro che di liberarsene nel modo più semplice possibile.

Meno li vedono, meno ne sentono parlare e più sono tranquilli e soddisfatti.

Loro con queste persone che non rientrano nella regola e che sono state violentemente segregate non vogliono avere più nulla in comune.

L’ipocrisia (oppure possiamo fingere d’accettare il gioco e chiamarla bontà

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d’animo e coscienza) fa sì che a volte con una ripugnanza che tentano di nascondere senza riuscirci vengono a trovarli per trattarli con quel disgustoso atteggiamento di pietà che è uno dei sentimenti più vergognosi dell’animo umano.

La pietà, mio caro amico, è roba da bigotti e da conformisti e da prete, e i bigotti i conformisti e i preti per il fatto stesso di esistere e con la loro stessa presenza dimostrano la debolezza il difetto o la mancanza completa di dignità umana.

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Queste persone non hanno bisogno di pietà. Hanno bisogno di giustizia, hanno bisogno invece che i loro problemi siano affrontati con grande attenzione e risolti fin dove è possibile con intelligenza critica e spirito di collaborazione. Ma come si può sprecare intelligenza e spirito di collaborazione in queste condizioni particolarmente difficili, dico nelle condizioni dei reclusi e dei segregati negli ambienti delle case di cura e degli ospedali psichiatrici? quando nella nostra società l’intelligenza

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e la collaborazione mancano dappertutto? Quando poi, anche a questo proposito, penso alle trasformazioni e ai capovolgimenti possibili e metto a confronto gli spiriti veramente rivoluzionari, che sono potentissimi ma rari, con la tenacia dei pregiudizi, con la schiera di conformisti, e con la solidità delle istituzioni costituite mi viene in mente quella leggenda che una volta mi fu raccontata da piccolo e che non ho mai dimenticata: parlava di un’aquila bella e superba che si era messa in testa di demolire una montagna di roccia di grandi dimensioni, e proprio per questo era stata condannata a consumarla da sola con un colpo di becco ogni mille anni.

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