Trascrizione
Scintille
Giugno Dicembre 1958
Immagine: Natura morta con teschio di P. Picasso
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Immagine: Albrect Durer
Scintille
Giugno 1958
A Noris. Da Lucca.
Noi, che non conosciamo più la via verso l’alto, nonostante ciò nell’ascoltare Bach c’innalziamo a Dio e all’Infinito, c’immaginiamo nell’Essere con tutta purezza, rinnovati da una serenità e da una spiritualità ormai incomprensibili. Nell’estasi e nella meraviglia – noi! Proprio noi! – corriamo entusiasti incontro al Sole.
Ma se fosse possibile il contrario? Se fosse Bach ad apprendere da noi? S’egli dovesse attingere alla nostra vita e nutrirsi delle nostre esperienze credi che saremmo in grado di andargli incontro e di aiutarlo? Se ci riunissimo tutti – artisti, pensatori, scienziati e profeti moderni – anche se ci ritrovassimo tutti insieme adunati in un coro, che se ne farebbe Bach delle nostre voci?
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La domanda è incerta e difficile – eppure io sono convinto che di noi Bach non se ne farebbe nulla, assolutamente nulla.
Ecco cosa s’intende quando si afferma che siamo in decadenza!
La caduta del mondo mistico è seguita da un periodo tragico (la decadenza) fino alla creazione del mondo umano (la giustizia tra tutti gli uomini)
I | II | III |
Misticismo | Nihilismo | Socialismo? |
Distruzione | ||
Valori | Crisi | Valori umani |
mistici | dei | o |
valori | annientamento | |
Se un Dio degli Spazi prendesse con sé il preludio del Tannhauser avrebbe in quello una testimonianza completa dei contrasti, delle lotte e dell’esasperazione di tutte le nostre civiltà.
E passerebbe la sua eternità a scrutare, a pensare e a interrogare! Perché anche un Dio avrebbe molte ragioni per meditare sulla realtà dell’uomo!
I demoni e i dannati dell’inferno di Dante sono individualità scolpite nella disperazione e nell’orgoglio -ed è grande e forte e nobile anche la disperazione
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se è l’uomo che se l’è acquistata con le sue stesse forze con la sua stessa libertà!
Ma i dannati dell’Inferno di Kafka vagano incerti e desolati in un mondo inesorabile che non ha origine in nessuna volontà e in nessuna scelta.
Né Dio, né l’Uomo, né il Sole, né l’Angelo Ribelle: esclusivamente il destino, il corso mistico del tempo, la notte dell’Universo.
Per decadenza s’intende sfiducia dello spirito in sé stesso. I poeti e gli artisti decadenti sono i poeti e gli artisti della sfiducia. I filosofi decadenti sono gli irrazionalisti, cioè i pensatori che hanno sfiducia nel pensiero.
Grande forma e bellezza di A. di Richard Strauss. Nel paesaggio tracciato dall’orchestra ho udito la solitudine del mio spirito nell’indifferenza dell’universo. Ho dovuto vivere fino in fondo un motivo inesauribile: la potenza degli elementi e l’anima dell’uomo lanciati in una lotta tragica.
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Agosto
A Noris
Visione del profeta Ezechiele di Raffaello.
Chi guarda si trova all’altezza di Dio che, in alto, in basso, da un lato e dall’altro è circondato di luce intensa e dorata, che in alcune parti si ravviva di bagliori di fuoco.
Il mondo è veduto dal cielo, lontano, coperto di nubi scure, schiarito dal riflesso dell’apparizione.
Se gli angeli, compiuti e perfetti, sono il simbolo della Creazione al suo grado più alto, lo splendore ch’emana da Dio è pieno di creature che sorgono: ci vedi l’inizio, il mattino, il chiarore dell’aurora.
Creare! Unica gioia vera, unica giustificazione della vita!
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Dobbiamo essere fedeli all’immortalità. Da Pasternak
Il problema di Dio, che infondo è il senso di qualsiasi filosofia (religiosa e no), non dev’essere un problema accanto agli altri, ma il problema unico, costante, essenziale.
Altrimenti è inutile parlarne.
Chiamo spirito tragico quello spirito che porta costantemente dentro di sé il sentimento vivo della morte. Tale sentimento è il grado più alto della coscienza. <L’anima mia, che chon la morte parla> Michelangelo.
Vorrei parlare e scrivere soltanto per dire cose essenziali.
L’arte è passione trasfigurata, purificata, innalzata fino a Dio.
Niente spegnerà la febbre ch’è dentro di me, nessun dubbio e nessuna disillusione
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saranno abbastanza forti: continuerò in ogni modo. Sento dentro di me forze e passioni che non potranno mancare d’esprimersi.
A Noris
Dichiara Dante nel “Convivio” con molta nobiltà e armonie che nel suo spirito nacque gara e contrasto tra l’amore per Beatrice, la cui immagine di luce egli ricordava e richiamava ogni momento, e l’amore per la donna gentile che è <la bellissima e onestissima figlia de lo imperatore de lo universo, a la quale Pitagora pose nome Filosofia>.
A Noris
L’inquietudine non mi abbandona mai: si racconta che Empedocle si gettasse nell’Etna per distruggere fuoco con fuoco.
La sera passo lunghe ore pensando
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a te e leggendo la Divina Commedia, la notte è molto bella quando: la luna sorge dietro i monti e gioca con le ombre dei boschi. Il mio spirito è pieno d’amore.
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Perché il mio modo di scrivere è così privo di semplicità? Non c’è nulla d’autentico: sono lontanissimo da qualunque espressione.
Non posso sopportare il pensiero che il mio destino sarà unico: uno solo fra tutti. Vorrei essere tutti.
<In verità dovetti volare nell’eccelso per ritrovare la fonte della gioia. Oh la trovai, fratelli! Su nell’eccelso rampolla la fonte della gioia> Nietzsche
Debbo continuamente rinnovare la mia anima e nutrirla delle grandi opere poiché ancora
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non si nutre di sé medesima. Non ho riposo e non voglio averne.
Il nostro tempo dimostra ancor più degli altri fino a che punto gli individui e i popoli sono guidati dall’egoismo e divorati dall’avidità. Non c’è maledizione che li fermi!
Debbo contenere la mia inquietudine perché non si trasformi in distruzione.
Sento di non aver mai raggiunto quel genere di quiete e di calma che, almeno in alcuni momenti, deve accompagnare l’intelligenza perché essa sia in grado di aprirsi in pensieri ognora più larghi e più profondi. Studio in uno stato continuo di passione e di esaltazione che a lungo andare
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consuma lo spirito invece di nutrirlo, lo porta in giù invece d’innalzarlo, gli fa sentire sete e annientamento invece che forza e vitalità.
Beato Giordano Bruno che sentì la gioia più che il dolore dell’infinito!
Appunti su Aristotele
<Poi ch’innalzai un poco più le ciglia vidi ‘l maestro di color che sanno, seder tra filososica famiglia> Dante Inf IV 130
Aristotele di Stagira, figlio del medico Nicomaco e allievo di Platone, fu il primo filosofo
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veramente innamorato della natura.
E proprio per questa sua tendenza fu ben presto in contrasto col maestro.
L’ opposizione tra i due pensatori è rappresentata a perfezione dall’affresco di Raffaello in Vaticano. L’uno guarda alla terra, l’altro al cielo.
Platone afferma che le conoscenze umane non possono derivare dall’esperienza sensibile, che non è altro che la continua negazione di sé stessa. Così riflette sulle percezioni e sulle idee, trova tra le une e le altre un sentiero divino, e per quello senza esitazione e senza difficoltà si innalza all’Empireo.
Ma Aristotele contraddice. Secondo lui le nostre conoscenze debbono necessariamente desistere dall’esperienza. Così pensa alle potenze e agli atti, alla materia e alle forme, al caos e all’armonia delle sfere, e s’immerge nella natura, e in essa e soltanto in essa cerca le ragioni ultime.
Ormai è aperta una discussione che durerà per
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secoli: i filosofi si divideranno: saranno seguaci di Platone o seguaci d’Aristotele.
Ma è Aristotele che ha scelto la strada più difficile. La natura è la fonte di tutto: di questo egli è certo. Ma come dimostrarlo?
Come risalire dall’inquietudine del mondo sensibile alle forme pure, inalterabili, eterne? Come conciliare Eraclito con Parmenide?
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Qui il filosofo con un colpo d’ala introduce un principio d’evoluzione. Ogni essere si avvicina alla sua piena armonia di passo in passo, grado per grado: dall’imperfezione la natura plasma per stadi successivi ciò che è perfetto e completo. Il seme, il germoglio, la particella, la pianta nel suo aspetto definitivo.
Così lo scienziato segue e si rappresenta la realtà nel suo svolgimento immanente.
Il pensiero di Platone è capovolto. Non troviamo
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il mondo come imitazione e degradazione dell’Empireo, dove esistono ab aeterno i modelli di tutte le cose: né la materia come principio passivo e resistente che trema e scompone le forme; ma al contrario è la materia stessa che ricava del suo fondo vivo e inesauribile ogni specie, con le sue forme sempre più ampie e complicate. Così tutto l’universo, continuo e completo, è in sé stesso e per sé stesso creazione, formazione, perfezionamento. Al suo vertice è Dio, perfezione realizzata, Atto puro.
La forza creativa d’un filosofo non si trova tanto nella coerenza dei suoi ragionamenti quanto nella forza e sicurezza delle sue intuizioni, che si affermano e resistono anche a difficoltà che non si possono ancora risolvere e a dubbi e a obiezioni che sembrano insuperabili.
Ed è il caso d’Aristotele.
Egli si mette per una strada nuova che non lascia vedere completamente né il suo percorso, né la sua mèta.
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In tal modo, da una parte e dall’altra, si vede preclusa quella purezza e luce di pensiero che Platone si era conquistata con artigli d’aquila.
Se la forma e la materia sono congiunte nella rappresentazione concreta di ogni essere naturale, se si considera reale l’individuo come la specie, il particolare come l’universale, se tutto infine si ricava dall’osservazione diretta della natura, i problemi della conoscenza sono riproposti da capo.
Il mondo di Platone, colpito nelle sue premesse, crolla, e crollando trascina con sé gli ultimi resti del mito: con questa concezione si perde l’unica spiegazione possibile per quell’epoca filosofica.
E vediamo Aristotele lottare contro tutta l’antichità senza che gli siano dati i mezzi per superarla definitivamente.
Egli porta con sé tre motivi nuovi, e attraverso di essi si allontana da Platone come degli altri filosofi e lui anteriori e contemporanei.
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In primo luogo sente il desiderio di studiare la natura non solo nelle sue linee generali, ma anche e di più nei suoi particolari, in tutti gli aspetti singoli, nelle sue creazioni più umili come nelle più alte. E tratto per tratto ci dà la scienza naturale.
Così gli accade di sentire la realtà degli esseri individuali accanto alla realtà delle forme universali e di non poter rinunciare né agli uni né alle altre; e, mentre ordina il mondo, medita sui suoi principi, e si dibatte in contraddizioni e in incertezze, e la sicurezza dello scienziato contrasta coi dubbi del filosofo. Infatti egli ha nei riguardi di Platone un senso più alto e più profondo dell’autonomia della ragione, poiché per lui la conoscenza non è un dono dal cielo, ma è un raggiungimento dell’uomo, che partecipa immediatamente alla realtà delle cose, le conquista, le raccoglie in sé, le forme, e i suoi segreti sono l’osservazione e il metodo.
Con questi principi delinea le leggi del pensiero e getta le fondamenta della Logica.
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La biologia porta tuttora in sé insoluto un problema che risale ad Aristotele, cioè ai tempi della fondazione delle scienze naturali.
Non si sa ancora se sia giusto interpretare i fenomeni della vita in senso teologico oppure in senso meccanicistico.
Certamente, mentre nella fisica e nella chimica il linguaggio più adatto è quello delle cause e degli effetti, come comprese prima di tutti Democrito; nello studio degli organismi, per lo meno finora, è stato opportuno osservare e descrivere gli eventi dal punto di vista dei mezzi e dei fini.
E questo fu chiaro ad Aristotele che dalla comprensione del mondo organico dedusse la finalità naturale e la elevò a valore metafisico.
Immagine: Arte preistorica. Pittura rupestre della Spagna orientale.
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Settembre
Nella storia degli uomini non si è ancora raggiunta la pagina dov’è scritto:
<Incipit via nova>.
Gli spiriti in putrefazione, gli spiriti corrosi, cioè gli spiriti come Nerone, Cesare Borgia, Ivan il Terribile (?), Hitler odiano coloro che dalla gioia come dal dolore traggono equilibrio, armonia, vita; odiano la vita e la libertà perché non sanno vivere né essere liberi –odiano tutti perché innanzitutto hanno orrore di sé stessi.
Hitler voleva ammazzare tutti i deformi: ogni deformità gli ricordava la sua vita intima.
In una società di uomini liberi essi non avrebbero scelta al di fuori della morte.
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I valori più alti non si sono attuati attraverso la violenza: al contrario essi si sono attuati contro la violenza, nonostante la violenza, a scorno della violenza. Esempi luminosi: Socrate, Gesù, Giordano Bruno, Galileo, Rousseau, Gandhi.
A favore del passato si può dire che nonostante la violenza l’uomo non si è ancora abbruttito completamente.
Non so come abbia fatto Oswald Spengler, col suo senso nietzschiano della contingenza dei valori, a convincersi di aver stabilito il nesso organico delle Civiltà in genere, studiando quelle quattro o cinque che sole si offrono alla nostra ricerca storica.
Egli avrebbe dovuto considerare, per lo meno in via d’ipotesi, la possibilità di nuove esperienze e di nuovi orizzonti
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per questa nostra civiltà così varia, così intensa, così problematica.
Essa potrebbe essere l’inizio di un mondo mai visto e mai immaginato prima d’ora. Di qui potrebbe sorgere un’umanità tanto più elevata di quella odierna quanto noi siamo superiori ai primi individui della specie.
Ho detto – potrebbe sorgere – non ho detto – sorgerà.
Ma ciò che più conta, almeno per gli uomini migliori, è la forza spirituale che rifiuta ogni genere di fatalismo. Nessuno ha ancora dimostrato che la libertà non esiste e se essa esiste <può superare ogni limite che le si voglia assegnare> (Kant).
Abbiamo una sola possibilità: non scansare i problemi, ma attraversarli> (H.J. Storig)
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Che indica nella nostra civiltà la rivolta contro la coscienza ch’è già vive in Leopardi e Schopenhauer e trova in Nietzsche la sua espressione tragica?
Gli uomini più profondi si sono rivoltati a Dio e alla Verità!
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È possibile che la vita sia sorta dal Caos e l’armonia del Caso, se la gioia non è altro che uno slancio sulla disperazione!
Il fuoco ha ognora bisogno di alimento e se non ne ha consuma sé stesso e si spegne. <L’oro inverghe s’affina nel foco> Leonardo.
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Soltanto con uno slancio improvviso sulla disperazione è possibile raggiungere quello stato dello spirito da cui nascono <tutti li termini de la beatitudine> Dante.
<Una vita ben spesa lunga è> Leonardo
Problema fondamentale: dominare le proprie energie interiori. Ora il mio spirito è come il fuoco: divora ogni cosa.
Dopo lunghi periodi di contrasti interiori, tenuti vivi da energie rinnovate, giungono giorni di crisi, che minacciano disperazione e rinuncia.
<Non nel mezzo al rumoroso movimento dei mercati e alla febbrile operosità dei convivi di Mileto, ma nell’ombra di un santuario, nacque la dottrina di Eraclito> T. Gomperz.
Per questo filosofo e poeta la solitudine non fu
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una scelta.
Immagine: La grande galleria del Louvre in rovina> di H. Rubert
Egli fu il primo a vivere intensamente l’inquietudine che consuma e distrugge.
Il mondo stesso egli chiamò mutamento, trasformazione, inquietudine.
E il suo spirito si è espresso chiaramente: la quiete è un’apparenza, l’essenza è l’ansia che trama negli spazi universali – il fuoco.
La vita di chi sente dentro di sé l’annientamento come realtà essenziale dev’essere sostenuta di momento in momento da forze e facoltà creative.
Il fuoco dev’essere alimentato senza sosta.
Tutto è contrasto, dissidio, lotta, guerra: e la guerra più dura lo spirito la sostiene con sé stesso, mentre colma il vuoto ch’è nel suo intimo.
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Alcune note sulla scienza e sulla filosofia della scienza.
I concetti della scienza moderna confermano e ampliano i risultati dell’opera critica kantiana.
Sono stati disegnati con tutta chiarezza i limiti dei principi di conoscenza. Non solo non possiamo considerarli validi in senso metafisico, ma a priori non possiamo nemmeno estenderli a nuovi campi d’esperienza.
Ora nessuno si azzarderebbe a dire che il principio di determinazione (la causalità) potrà senz’altro essere esteso anche ai fenomeni della microfisica.
Però ognuno può dire che la conoscenza umana arriva e arriverà fin dove è possibile la misura e la determinazione.
E questo volle dire Kant quando definì il valore della necessità e divise la conoscenza dalla libertà e da Dio.
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La teoria della relatività nega il tempo assoluto (il tempo in sé) e afferma che ogni sistema di riferimento, cioè ogni spazio, ha il suo tempo.
Il paragone di un sistema di riferimento all’altro è possibile perché la velocità della luce è la stessa in tutti i sistemi.
Immagine: Klee
La divisione all’Infinito dell’oggetto esteso, e il regresso all’Infinito alla ricerca della Causa sufficiente, sono due forme dello stesso processo
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di pensiero.
Lo spazio e il tempo sono aperti. Più precisamente: lo spazio-tempo è lo sfondo aperto di tutti gli eventi. Le particelle elementari prese come indivisibili (gli atomi, i quanti ecc.) e la causa sufficiente (la sostanza, la materia, l’energia, la materia-energia, la natura, Dio) sono il fondamento costante di cui abbiamo bisogno per spiegare (per stabilizzare) gli eventi temporali (l’antinomia è intrinseca ai principi costitutivi della realtà).
Essere-non essere, pieno-vuoto, azione-quiete, sono termini correlativi.
Separati sono concetti limite (astratti).
La biologia è passata da uno studio orientato prevalentemente in senso morfologico (anatomia, istologia) a
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uno studio orientato prevalentemente in senso funzionale (fisiologia, biochimica).
In biologia come in fisica, in chimica, nelle scienze sociali e nella morale, in musica e nell’arte il divenire prevale sull’essere, la dinamica sulla statica.
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Secondo noi (e dovremo dimostrarlo coi fatti) i principi dell’equilibrio e degli squilibri psichici vanno cercati al centro della coscienza. I conflitti all’interno della coscienza di ogni singolo uomo sono anche conflitti all’interno della società in cui egli vive.
L’istinto e la scelta, il primo considerato nel significato generico di tendenza cosciente a qualcosa, la seconda nel significato di distinzione e autodeterminazione sono differenti per qualità.
La psicologia e la filosofia debbono tener conto della vita interiore senza ricorrere a semplificazioni.
Immagine: motivi sumeri
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Ottobre
Note su Niccolò da Cusa
La teologia medioevale, nel suo slancio verso la trascendenza, trascura del tutto il rapporto tra i concetti e le esperienze che vi corrispondono e si propone di raggiungere Dio in più modi per via sillogistica. Si può ricordare come esempio l’argomento ontologico di Anselmo d’Aosta.
Niccolò da Cusa riconosce l’assurdità del proposito di limitare Dio in una rappresentazione di pensiero e, con intuizioni veramente moderne, ravvicina la mente umana all’esperienza sensibile e la riconduce, come direbbe Kant, sul suo terreno legittimo.
In questo modo, mentre l’esperienza acquista un valore tutto nuovo, la dialettica scolastica e la gerarchia delle essenze, delle creature, e dei cieli perdono il loro
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vecchio significato.
Però, se è vero che non è possibile raggiungere l’Assoluto e l’Infinito per gradi di perfezione e per estensione di concetti, d’altro lato nel lavoro inesauribile dell’uomo, teso verso la conoscenza del mondo naturale/empirico in ogni suo aspetto, si trova la presenza di Dio nello Spirito, <l’autorivelazione del Creatore>.
Anzi il principio che genera la conoscenza è la stessa creatività divina.
Note morali
<Maledetta sii tu, antica lupa,
che più di tutte l’altre bestie hai preda
per la tua fame senza fine cupa!>
Dante Pug. XX 10
L’idolatria per lo Stato è il grado più basso della miseria spirituale.
Gli individui e i popoli sottomettono tutto agli interessi particolari. Invece i problemi morali debbono essere problemi totali, o si risolvono per
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tutti gli uomini o non si risolvono.
Un uomo va giudicato per quello che fa non per quello che di buono o di cattivo può risultare dalle sue azioni indipendentemente dalle sue intenzioni e dalla sua volontà.
Qualsiasi tipo di despota contribuisce alla vita degli uomini soltanto con la sua morte.
La sottomissione è suicidio morale.
Il suicidio morale è più grave del suicidio fisico (Catone!)
Il dittatore pone la scelta tra il tirannicidio (Bruto) e il suicidio (Catone).
A chi ha ucciso un tiranno non si domandano ragioni. Le separazioni tra gli uomini (di classe, di ricchezza, di nazioni) rendono inevitabili le tirannidi e le guerre. Le separazioni tra gli uomini, l’omicidio, e la guerra saranno soffocati insieme.
<Le morali particolari conducono inevitabilmente alla schiavitù>.
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L’approfondimento dell’Individualità non deve condurre all’arbitrio, ma al rinnovamento delle energie morali come energie interiori-oggettive.
L’orgoglio è la prima virtù.
L’orgoglio non sopporta nessuna forma di violenza.
L’orgoglio non ammette nessuna forma di sottomissione.
L’orgoglio è la prima forza creativa.
Lucifero non aveva tutti i torti.
Lucifero aveva perfettamente ragione.
Ognuno di noi dev’essere una rivoluzione.
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Immagine: Klee
Io allontano il vuoto col lavoro spirituale. Eppure non so se sia lavoro o ansia, inquietudine, febbre… Così vengono i giorni peggiori: allora c’è qualcosa che mi rode il cervello.
Cos’è Stanchezza? Mancanza di vita? Disperazione?
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Solo l’arte mi dà dei momenti di serenità perché mi permette di raccogliere tutte le energie interiori in un unico centro luminoso.
Immagine: Leonardo da Vinci
Eppure la speranza è più forte della disperazione! Anche in Leopardi, anche in Nietzsche!
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Il sapere (come luce e chiarezza) e il volere (come scelta e responsabilità) sono i cardini della vita spirituale e della vita attiva.
Senza il loro dominio l’uomo sarebbe come inesistente.
Se il mondo in sé è cieco e irrazionale e informe, l’uomo vi si scaglia contro per ricrearlo.
Credere in Dio in modo continuo e definitivo forse non è mai stato possibile a nessuno: – Vi sono alcuni momenti in cui si crede in Dio, ma <vi sono istanti in cui a rappresentarci vivamente la morte essa ci appare così terribile che non possiamo concepire come con tale prospettiva si possa avere anche un solo momento di pace> (Schopenhauer).
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Per continuare a vivere è necessario sperare di essere essenziali. S’io avessi la sicurezza di non essere indispensabile naturalmente m’ammazzerei.
Non credo che la ragione sia lontananza dalla vita, al contrario essa è parte della vita, sostanza della vita. La separazione che oggi si trova in molti scrittori e filosofi tra pensiero e realtà vivente non può essere giusta. Sembra che agire e pensare siano diventate due cose assolutamente diverse (Spengler).
Immagine: Particolare da un’opera di Klee
Il sole di H. Rousseau
La guerra di H. Rousseau
I giocatori assurdi di H. Rousseau
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Novembre
<La felicità l’avrò solo nel caso in cui possa sollevare il mondo nel puro, nel vero, nell’ immutabile. (Kafka)>.
Vorrei scrivere un Diario per seguire gli avvenimenti interiori giorno per giorno, ma purtroppo (almeno per ora) tutto ciò va oltre le mie possibilità. Se guardo intorno posso ancora vedere qualcosa, se guardo in me mi confondo e mi perdo.
Vorrei essere io il principio di tutto!
<così la fiamma vacilla inquieta qua e là, quasi spaventata di sé stessa e afferra migliaia di cose prima di afferrare [ciò per cui è nata] (da Nietzsche)>.
Chi consce veramente Nietzsche sa che egli in realtà non ci indica né il bene né il male, ma
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ci dà l’esperienza più profonda e completa della loro mescolanza e del loro contrasto.
L’ insegnamento morale di Nietzsche è un altro: -Considera – egli dice- la tua vita e i tuoi compiti con serietà perché sei unico!
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Nietzsche non è stato incoerente: Nietzsche ha voluto essere fedele alla vita. È la vita ch’è incoerente!
<E se un giorno la mia saggezza dovesse abbandonarmi, possa allora il mio orgoglio volare in compagnia della mia follia!> Così parlò Zarathustra>
Scriveva Nietzsche con sorprendente senso profetico: <è cosa davvero raccapricciante pensare che razza di persone non autorizzate e affatto incapaci si faranno un
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giorno forti della mia autorità>.
Immagine: Il sogno di Raffaello, Marcantonio Raimondi
<Mostri, che avete bisogno delle superstizioni come il becco dei corvi ha bisogno delle carogne!>
Sulla dissoluzione del senso critico, Voltaire.
La distruzione della ragione.
Tutto il bene può esser fatto passare per male. Tutto il male può esser fatto passare per bene.
Se una volta tanto ci si vuole immergere nel fango ascoltando un discorso politico o leggendo un giornale, ci si rende conto immediatamente ch’esistono critiche solo per l’intolleranza e il fanatismo degli avversari. Tuttora li vedi ricorrere ai mezzi più bassi per difendere la loro posizione (o magari la posizione del ventre) in nome dello Stato o in nome di Dio.
…sono i filosofi
<…uomini divorati dalla rabbia per l’oppressione che
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si è posata sull’uomo…> da Nietzsche.
<Homo homini lupus> Nell’organizzazione sociale-economica della nostra società la bontà è divenuta un mito.
Il compito fondamentale è la distruzione di ogni sentimento di dipendenza.
Più l’uomo è indipendente (autonomo nel senso di Kant) più è vicino a Dio. Infatti Dio non è colui che non dipende altro che da sé medesimo?
La salvezza dell’uomo non è dovuta a un intervento di Dio, ma a un intervento dell’uomo su sé stesso.
Tu solo puoi salvarti!
Qualunque esperienza di pensiero contiene inevitabilmente la rinuncia a certi dubbi e a
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certe critiche. Per costruire bisogna trascurare. Ma il filosofo profondo è il primo a rendersene conto.
Scrive Nietzsche:
<Io intendo per radice di ogni cultura l’anelito degli uomini di rinascere come santo e come genio e so che non c’è bisogno d’essere buddhista per comprendere questo mito. Là dove noi troviamo il talento senza quell’ambito, nella cerchia degli scienziati o anche delle così dette persone colte, esso risveglia la nostra nausea e ripugnanza>
<È chiaro che qualunque privato (o qualunque istituzione) che perseguita un uomo perché quegli non è della sua opinione è un mostro. Ciò non suscita discussione> Voltaire.
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E se Dio nell’aldilà desse agli uomini un grado di libertà proporzionato a quella ch’essi hanno saputo difendere su questa terra (a costo di tutto, anche a costo della vita)?
Che ne sarebbe di tutta questa gente che non ha un solo pensiero che non sia autorizzato?
Del nazismo è responsabile l’Europa intera.
Tutto è così serio nel mondo che l’uomo non riderebbe mai se non avesse dentro di sé un pizzico
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di follia.
Immagine
Il popolo ebreo ha vissuto fin dalle origini il contesto tragico tra giustizia e violenza (tra giustizia e mondo).
La morale è coerenza: coerenza interiore, coerenza tra gli uomini, coerenza estesa a tutta l’umanità.
Amare vuol dire creare continuamente l’amore. Per
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questo è così difficile. Per odiare basta abbandonarsi al mondo. L’amore è creazione. Cristo è Dio.
Voglio che per me la vita continui a essere nuova e mistica come nei primi anni: così la coscienza resterà profonda.
Quello che conta non è il mondo che ho trovato dentro di me, ma quello ch’io stesso ho creato e continuo ancora a creare.
La riflessione filosofica mi consuma e mi alimenta lo spirito.
Gli Ebrei hanno vissuto in profondità tutte le esperienze del tragico come coscienza dell’impotenza umana di fronte alla natura, al tempo, alla morte ecc.
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Gli uomini contemporanei (coma Kierkegaard Nietzsche, Kafka ecc.) rivivono il tragico nel senso del vecchio testamento.
Dicembre
Una proibizione non motivata deve essere violata.
È compito urgente ritrovare un po’ di chiarezza nell’intimo dello spirito.
<Il particolare è eternamente sottoposto all’universale; l’universale deve adattarsi eternamente al particolare> Goethe.
Gl’intendimenti individuali sono congiunti con gl’intendimenti universali così fortemente ch’io non posso capire, guardando dentro di me, fino a che punto il mio spirito sia egoista e fino a che punto altruista.
L’amore per sé stesso e l’amore per l’altro e per gli altri
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non sono in contrasto tra loro – tanto più l’individuo comprende il proprio valore e ama la propria libertà, tanto più vive profondamente nel suo simile e nell’umanità intera.
<Io per loro, per tutti sento come se fossi nella loro pelle (Pasternak)>.
Finora l’amore per sé stesso è stato confuso con l’amore per gli istinti, cioè con l’amore per la dissoluzione e l’annientamento in sé e fuori di sé.
Istinto? Tendenza verso il possesso di qualcuno o di qualcosa senza tener conto di nulla e di nessuno.
Autodominio. Autodisciplina
L’io creatore dell’io
La vita come opera d’arte.
Nella nostra civiltà un’originalità debole viene
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subito soffocata e un’originalità forte si salva a stento.
Uno spirito che domanda ad altri: Che debbo fare? – quello è uno spirito corrotto!
<L’individuo è una facoltà creante ex novo (Nietzsche)>
Se non posso salvarmi da me non voglio essere salvato.
La coscienza si mantiene e s’estende con una continua attività creativa.
Senza creatività non vi sarebbe durata.
La vita interiore è testimone di questa lotta senza riposo.
<L’anima è il centro di Dio (J. Bohme)>.
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Il passato e il futuro sono uniti al presente da forze creative. Senza creatività la coscienza si frammenterebbe. La vita cosciente è una continua successione di atti creativi.
La durata (la coerenza, la continuità) è attività, la persistenza (l’unità della persona) è sforzo creativo sempre rinnovato. L’esaurimento delle forze creative si risolve nella dissoluzione. Più la coscienza è profonda e aperta, più ha bisogno di darsi energie, risorse, eliminato.
La vita interiore testimonia di questa lotta senza riposo.
<E chiunque, o Amanda, ora e dopo la mia morte sarà direttiva a sé stesso, sarà rifugio a sé stesso, non cercherà alcun rifugio esterno, ma prenderà la verità per direttiva e non si raccoglierà presso nessuno
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se non presso di sé: ecco colui che raggiungerà l’altezza suprema.> Così insegnava Buddha.
Immagine: Separazione della terra dalle acque, Michelangelo
L’amore non è uno stato dello spirito, non è
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essere, è divenire.
Il divenire è creazione.
La creazione è lotta.
La felicità terrena, di qualsiasi grado e natura, non sarà mai sufficiente a togliere l’uomo dalla disperazione
Chi odia la violenza odia anche la ricchezza e la distinzione in classi sociali. È questione di coerenza.
L’individualità è essenziale, la comunicazione e la collaborazione sono essenziali.
Chi valuta gli altri uomini come mezzi dev’essere tutto del mondo. La vita sociale fondata sullo Stato
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dev’essere cancellata.
Solamente chi è capace d’immedesimarsi in qualunque momento nella condizione di ogni altro uomo può dire qualcosa di giusto sul valore della libertà.
Immagine: Edizione “imperiale”, della Descrizione dell’Egitto, stampa francese
Una vera opera d’arte fa dimenticare ogni altra opera. La contemplazione artistica esalta
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e calma lo spirito. Lo spirito è vivo e pieno di passione, ma non è più insoddisfatto. Solo nell’Arte la passione è separata dall’insoddisfazione.
La coscienza esercita continuamente il suo compito vitale con una vera e propria opera di scelta. Man mano che si rafforza impara a conservare ciò ch’è essenziale.
In tal modo i contenuti di coscienza divengono sempre più definiti e la mente più chiara e penetrante.
Tutto ciò avviene a scapito del Caos.
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<La libertà è un mistero> Malebranche
Non solo Dio ma anche l’uomo crea, anche l’uomo è un inizio: nell’uomo nasce qualcosa che era in Dio.
Jacob Bohme: <Dato che l’uomo ha il libero arbitrio Dio non è onnipotente verso di lui in modo da poterne fare ciò che vuole. La libera volontà non viene da alcun inizio, neanche da un fondamento, non è concepita o formata da qualche cosa: è il suo proprio stato primordiale> è la forza della Creazione <è l’amore e la collera di Dio> è il male e il bene… <l’anima è il centro di Dio>…<l’anima è l’essenza propria di Dio>.
È l’opinione di Lucifero.
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Pelagio contro Agostino.
Pelagio a favore della libertà dell’uomo, contro Agostino a favore dell’onnipotenza di Dio.
Pelagio o Agostino. Aut-Aut.
Agostino contro Agostino.
Non è possibile né una conciliazione né una scelta definitiva.
Resta l’inquietudine interiore.
Agostino. Il dubbio come essenza. Il dubbio come forza o debolezza dell’uomo.
Chiunque sarà creazione di sé stesso, ecco chi raggiungerà la vera beatitudine.
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Che cos’è la filosofia?
<Maitreyi chiese a Yajnavalkya:
– Mio signore, se tutta questa terra con tutte le sue ricchezze fosse mia, ne diventerei con ciò immortale?
– No, no – rispose Yajnavalkya – non c’è speranza di diventare immortali mediante la ricchezza.
– Che ne faccio di ciò che non può rendermi immortale? – concluse Maitreyi – Spiegami, signore, ciò che sai.>
Così Yajnavalkya lasciò il mondo alla ricerca della Verità e sua moglie Maitreyi lo seguì/decise di seguirlo.
Di uomini sublimi ne abbiamo avuti molti; ora è l’umanità che deve divenire sublime!
Fin da principio l’uomo creatore sentì di potersi formare soltanto mediante il dominio
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di sé.
Immagine
Vi era un’unica scelta: o rinunciare a sé stessi, o fare del proprio caos il proprio universo. (Chiunque abbia costruito un nuovo cielo in qualsiasi epoca non ha attinto la potenza necessaria che nel suo proprio inferno…(Nietzsche)>
<Nulla s’è acquistato a più caro prezzo che il poco di ragione umana e di sentimento di libertà di cui ci vantiamo (Nietzsche)> e nulla dobbiamo difendere con più decisione per amore di noi stessi e per amore della vita.
Ciò ch’è creato dall’uomo deve continuare a esistere a scorno di tutto…
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Immagine: Rubens
Nietzsche si rivolta contro la morale in nome della sincerità.
Se si ha la vista abbastanza chiara per vedere come oggi più che mai la moralità e immoralità siano condizionate dalle circostanze e dall’ambiente si può capire perché Nietzsche ha cercato l’uomo vivo nella passione pura.
Nietzsche ha ripreso da capo la ricerca dell’uomo interiore (l’uomo che crea).
Si è giunti a questo punto per disperazione.
La volontà di potenza è la risorsa dell’uomo che dispera di sé e degli altri, è il modo
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di distinguersi dell’uomo a cui manca il terreno, è il tentativo impotente degli spiriti in distruzione, e il più pericoloso attentato alla vita, è l’ultima conseguenza del nihilismo.
Secondo Nietzsche Schopenhauer non si è reso conto che l’irrazionalità è una tragedia senza fine. Non c’è via d’uscita.
<Gli occhi devono essere aperti sull’universalità degli uomini>
La coscienza più sana è quella di chi vive a occhi aperti (come Gesù) e accoglie in sé tutte le miserie opponendovi la più grande forma di lotta.
La coscienza più sana e la coscienza di chi vuole
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assimilare e redimere il dolore di tutti gli uomini, è la coscienza che trova sé stessa dappertutto.
Immagine: scuola di Rembrandt
L’asceta è il più forte tra coloro che difendono la vita.
L’asceta tende all’Essere più fortemente di chiunque altro.
<Volli, sempre volli, fortissimamente volli>.
C’è una coerenza fondata sull’ambiente e una coerenza fondata su sé stessi. La prima è coerenza apparente, la seconda è coerenza reale.
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Immagine: Villard de Honnecourt
L’anarchia è la rivolta più espressiva alle Istituzioni come strumento di dominio, che hanno usurpato il posto delle Istituzioni come organi di collaborazione.
Il trionfo (irrazionale) dell’imposizione e dell’autorità (i delitti più spaventosi/peggiori sono stati fatti in nome dell’autorità!) è nello stesso tempo la fine dell’Individuo/contro l’Individuo libero e la fine della comunità/e contro la comunità umana libera.
Ognuno di noi deve lottare contro il Caos interiore e contro il caos sociale. I principi direttivi li dà l’Intelligenza. La bussola è la Ragione.
L’attività critica dev’essere continuamente in opera. Socrate e Kant.
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Appunti per una Introduzione ai Prolegomeni di Kant
Francobollo con immagine di Emanuele Kant
La matematica dopo Cartesio e Leibnitz e la Fisica con l’imponente opera di Newton sembrano aver dato una visione completa e definitiva dell’universo naturale. Fondandosi su questi risultati l’Illuminismo ha sostenuto la necessità di ricondurre tutti i problemi umani davanti alla chiarezza della ragione.
Ogni principio soprannaturale viene rifiutato. Tutto dev’essere organizzato in un sistema di conoscenza.
Stabilità (coerenza) delle conoscenze naturali e instabilità (incoerenza) delle coscienze metafisiche.
Eppure quella stessa ragione che ha fornito principi sicuri per la scoperta e per la descrizione
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del mondo naturale e che ha suggerito ottimi orientamenti per rivoluzionare e riordinare la società umana, è fallita completamente in ogni tentativo di risolvere i problemi metafisici essenziali: il problema di Dio, la libertà, l’immortalità.
Il pensiero di Kant inizia con queste due constatazioni.
Immagine: Bonnard
Il pensiero di uomini che vivono indifferenti alla sofferenza di altri fa melodica la vita.
Immagine: Goya.